Content marketing
Nov 10, 2017
Laura Sánchez
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Storytelling transmediale: cos’è e come si può applicare alle tue campagne digitali?

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Nell’era digitale, i brand fanno di tutto per connettersi con i consumatori attraverso diversi formati: blog, video, ebook, social network… E se tutti questi mezzi venissero usati per comunicare la stessa storia? È il principio dello storytelling transmediale, un nuovo modo di offrire un contenuto di valore nel quale l’utente assume un ruolo attivo e interagisce con l’azienda.

Fino a non troppo tempo fa le aziende comunicavano con i consumatori in modo molto basico e attraverso un solo canale: la pubblicità. È vero, i metodi utilizzati erano diversi: cartelloni, brochure, annunci su media tradizionali… ma sempre di pubblicità si trattava. Se al consumatore piaceva, bene. Ma se non piaceva? Non c’era nessun tipo di interazione: questa comunicazione a senso unico era, di fatto, un monologo.
 

L’arrivo dell’era digitale ha rivoluzionato l’intero processo: adesso il consumatore ha più potere per influenzare le aziende. I brand, attraverso le loro strategie digitali, si sforzano di essere più innovativi dei propri competitor e di raggiungere un utente sempre più esigente. In che modo possono farcela? Attraverso canali diversi e con un contenuto personalizzato, in grado di fornire valore aggiunto.
 

È in questo contesto che si colloca il termine storytelling transmediale, introdotto dal ricercatore americano Henry Jenkins in un articolo pubblicato nel 2003. Lo storytelling transmediale viene definito come una storia raccontata attraverso vari media e piattaforme di comunicazione. Questo contenuto può essere proposto tramite blog, video, ebook, social network, film, etc. Tutti questi contenuti hanno un denominatore comune, all’interno del quale il consumatore gioca un ruolo attivo.

“I contenuti sono sempre nuovi, su ogni mezzo e su ogni piattaforma. È un puzzle nel quale tutti i pezzi si incastrano tra loro per completare la storia, mentre all’utente viene data un’informazione nuova in ciascun pezzo”, spiega Laia Vidal, esperta transmediale, nel webinar “Il cambiamento nel ruolo degli utenti nello storytelling transmediale” della IEBS Business School.
 

Una storia di successo

Un buon esempio di storytelling transmediale è il progetto delle aziende Intel e Toshiba. Il loro obiettivo era quello di connettersi con i clienti e, allo stesso tempo, promuovere l’Ultrabook Toshiba. Entrambe le aziende hanno creato una mini-serie online di 6 episodi chiamata  “The Beauty Inside”.

Il protagonista era  Alex, un giovane uomo che si svegliava ogni mattina con una faccia e un corpo diverso e che doveva affrontare i problemi tipici della sua età: trovare un lavoro, innamorarsi di una ragazza, mantenere le amicizie… Alex utilizzava Toshiba Portégé con processore Intel per raccontare la sua storia attraverso un video diario giornaliero.

Il progetto ha avuto successo perché è riuscito a connettersi con l’utente attraverso i social media: in questa storia, il pubblico poteva interagire con Alex attraverso la pagina Facebook delle aziende mettendo una faccia al personaggio (una diversa al giorno). Tutti gli episodi sono stati infine caricati su YouTube.

Alla fine della campagna, che è durata un mese e mezzo, gli episodi sono diventati virali, raggiungendo 60 milioni di visualizzazioni in tutto il mondo, con il 97% di indice di approvazione su YouTube. E nella miniserie sono state mostrate 100 facce diverse di Alex.

In questa infografica, analizziamo 10 formati di storytelling transmediale che possono esserti utili nella tua strategia di digital marketing.
 

10 format di storytelling transmediale

  1. Blog: contenuto personalizzato in base al tuo buyer persona, supportato da una ricerca approfondita che fornisce valore aggiunto.

  2. Webinar: seminari online che permettono di fornire informazioni extra con valore aggiunto.

  3. Podcast: contenuto audio, come testimonianze o interviste.

  4. Ebook: forniscono un contenuto interessante e di valore, un approfondimento su una tematica specifica.

  5. Infografiche: un elemento visuale che attrae l’attenzione e che propone un contenuto facile da leggere e da capire.

  6. Video: non stiamo parlando di annunci pubblicitari tradizionali, ma di creazioni pensate per interagire con l’utente e generare empatia, come brevi film o miniserie.

  7. Social network: non servono soltanto a condividere i diversi formati di contenuti. Attraverso questi canali puoi offrire informazioni nuove e di valore e generare interazioni tra gli utenti.

  8. App: offrono prodotti o servizi che generano l’engagement degli utenti.

  9. Eventi: sono un modo efficace per generare nuovi contatti, lead e potenziali clienti attraverso il networking.  

  10. NFC: Near Field Communication è un tipo di tecnologia wireless che offre accesso a contenuti speciali, video, promozioni, applicazioni, etc.
     

digital strategy

(Fonte: We Are Marketing)
 

We Are Marketing crea strategie basate su questi concetti. Se volete conoscere le ultime novità dello storytelling transmediale, non perdetevi The Inbounder Global Conference 2018 i prossimi 25 e 26 aprile a Madrid. Speaker di prestigio provenienti da tutto il mondo discuteranno gli ultimi trend del content marketing, dello storytelling e di molte altre aree del digital marketing, come il SEO, i social media e il CRM, tra gli altri.

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